Menu

Passion & Reason

Giuliano Perin

vibrafono

Neil Leonard

sassofoni

Maurizio Scomparin

tromba

Dave Samuels

vibrafono e marimba

Luciano Milanese

contrabbasso

Massimo Chiarella

batteria

 In questo ottimo lavoro discografico, Giulino Perin conferma la validità della sezione ritmica esemplare del precedente cd “Flexibility” e la presenza del sassofonista Neil Leonard insegnante alla Berkley di Boston, ma arricchisce l'organico con  Dave Samuels virtuoso del vibrafono e marimba che dà un contributo eccellente di espressività e di eleganza.

NeilMini
Neil Leonard
 LBP9787
Dave Samuels
con dave
Dave Samuels

Stupendi i dialoghi tra Samuels e Perin in Letter to Dave e nella forte Reinassance entrambe a firma di Perin, e magnifico l'apporto di Leonard al sax soprano in Passion & Reason che dà il titolo all'album e nello stesso in Tangenziale dove si impone anche  la tromba di Scomparin ottimo solista spesso sottovalutato.
Il cd appartiene dalla prima all'ultima nota ad una sorta di autobiografia di Giuliano Perin rivisitata alla luce delle tante esperienza musicali,ma senza mai il benchè minimo sentore di imitazione.
Passion  & Reason è la riconferma che Giuliano Perin è salito ancora più in alto: “ad majora”.

Franco Fayenz

 

Leggi tutto...

Into the Vibes

Giuliano Perin

vibrafono

Ermanno Maria Signorelli

chitarra classica

Franco Lion

contrabbasso

Lele Barbieri

batteria

Non è un giovane emergente Giuliano Perin, vibrafonista ben noto agli appassionati veneti (è nato e risiede in provincia di Padova). E’ invece un jazzista originale e maturo, ben consapevole dei propri mezzi espressivi. Chi si appresti a conoscerlo solo ora ne apprezzerà ancor più il talento e la raffinata musicalità, come si fa davanti ad una cosa nuova, che si ha il privilegio di scoprire per primi. Perin inizia molto presto la sua attività jazzistica, dopo aver compiuto, come molti coetanei, studi classici. La temporanea uscita di scena sembra comprometterne le ambizioni – aveva completato nel frattempo gli studi universitari, avviandosi alla professione di medico – ed invece gli anni ’90 lo vedono ritornare con ancor più determinazione fra la comunità dei jazzisti.

Ermanno Maria Signorelli
Ermanno Maria Signorelli
vibes giuliano perin
Giuliano Perin
franco lion
Franco Lion
lele barbierii
Lele Barbierii

Lo strumento scelto, il vibrafono, se da un lato gli assicura pochi concorrenti nel nostro paese, da un altro lo costringe a confrontarsi con maestri del calibro di Milt Jackson, Bobby Hutcherson, Gary Burton, Terry Gibbs. Giuliano non solo non se ne spaventa, ma va a scoprire – e finisce per conoscere, diventandone allievo – un vibrafonista che in Italia è meno apprezzato di quanto meriterebbe, Dave Samuels. In questo suo primo disco da leader – aveva partecipato ad incisioni della Thelonious Monk e della Royal Big Band – non poteva mancare quindi un brano dell’amico e maestro: è stato scelto il latineggiante Arthur dance. Oltre a due personali versioni di I’ll keep loving you di Bud Powell e Conception di George Shearing, Perin presenta qui sette riuscite composizioni originali, tutte d’immediata presa e di meditata raffinatezza, alla cui resa contribuisce la scelta d’esser affiancato dalla chitarra classica anziché dal più convenzionale pianoforte. Ermanno Maria Signorelli lo ripaga nel migliore dei modi, risultando partner davvero ideale per il suo vibrafono. Da incorniciare l’assolo della chitarra in Something for us, così come il riuscito lavoro di accordi nel bel pezzo iniziale, che dà il titolo all’album. Merita infine d’esser ricordato il prezioso intervento del trombonista americano Benny Lamonica nel finale Like Milt, sincero omaggio al padre di tutti i vibrafonisti moderni, Milt Jackson. Rubiamo, per concludere, ad uno dei “maestri” della critica italiana, Franco Fayenz, autore delle note di copertina del disco, una frase a nostro parese assai significativa: “…rare volte, anche a livello internazionale, ho apprezzato un fraseggio ed un tocco di vibrafono come i suoi. Ad maiora.”

 

Leggi tutto...

Flexibility

Giuliano Perin

vibrafono

Maurizio Scomparin

tromba

Benny Lamonica

trombone

Jacopo Jacopetti

sax tenore

Marcello Tonolo

pianoforte

Luciano Milanese

contrabbasso

Massimo Chiarella

batteria

Ecco finalmente un disco che merita una attenta considerazione e non solo a livello nazionale. Oggi che i nostri musicisti sono elogiati, amati e stimati in ogni parte del mondo, mi domando perché non ho ancora letto sulle grandi riviste d’opinione o ascoltato in concerti importanti i musicisti che appaiono in questo nuovo cd a none di un vibrafonista di cui non vedo eguale anche fuori dai nostri patri confini. Il suo fraseggio è limpido, il senso della melodia è perfettamente consequenziale alle linee dei temi da lui stesso composti o che ha scelto di interpretare. Decidere oggi di incidere Sweet Lorraine, Silver Serenade di Horace Silver o addirittura il bellissimo For Keeps composto da Terry Gibbs, non è abitudine generalizzata da parte dei nostri solisti più famosi.

giulianoflexyint
Giuliano Perin

I musicisti che hanno realizzato questo cd hanno invece deciso con grande intelligenza e sensibilità di affrontare anche temi diversi. E lo fanno con sicurezza, capacità e profondo senso del jazz. Dei dieci titoli racchiusi in quest’opera, cinque sono del leader, uno del pianista e un ultimo di due compositori italiani celebri per la loro appartenenza ad un quartetto vocale oggi scomparso per la morte di due dei suoi componenti. E’ la prima volta che I Ricordi della sera di Virgilio Savona e Tata Giacobetti, viene proposto in una interpretazione jazzisticamente di grande spessore. Che dire poi degli originali? Spring Breeze si avvale di un riuscito arrangiamento a tre voci (tromba, trombone, saxtenore) a cui seguono parti solistiche del vibrafonista, della tromba, del pianista e del sassofonista tutte assai inventive, con il vibrafonista ancora una volta straordinariamente limpido in rispetto agli eterni valori del jazz. Così il pianista e il sassofonista la cui sonorità ricorda a volte quella di Benny Golson. Un altro original, sempre del vibrafonista, Roba da Mallets è una di quelle esecuzioni che se sottoposte ad un blindfold test, non so quanti sarebbero in grado di pensare ad un solista di casa nostra. La mente andrebbe sicuramente verso altri luoghi. In primis gli Stati Uniti nella speranza di individuare un vibrafonista e un pianista il cui stile ci è, per certi versi familiare, per altri risulterebbe assai originale. Infine Flexibility dovuto sempre alla penna del vibrafonista, dà il titolo al cd ed è come il primo eseguito con l’ausilio di tutti gli strumentisti.

Benny Lamonica
Benny Lamonica
jacopo jacopetti
Jacopo Jacopetti
Maurizio Scomparin
Maurizio Scomparin
Marcello Tonolo
Marcello Tonolo
luciano milanese
Luciano Milanese
Massimo-Chiarella
Massimo Chiarella

Ancora una volta il vibrafonista dimostra tutte le sue qualità, come il trombonista, così poco presente, ahimé, nel corso del disco. Avrebbe meritato una maggiore visibilità. A parte ciò, lo ripeto un disco di notevole livello che fa conoscere solisti di valore. Dimenticavo però la cosa più importante. I nomi di questi musicisti. Giuliano Perin vibrafonista e leader del gruppo. Jacopo Jacopetti saxtenore, Massimo Chiarella straordinario batterista dallo stile fluido, con grandi capacità nell’utilizzo dei piatti e dello snare, Maurizio Scomparin tromba. Tutti veneti. Come veneto è Marcello Tonolo le cui doti sono ben conosciute, così come sono altrettanto ben conosciute ed apprezzate da tempo quelle del contrabbassista Luciano Milanese, prestato dalla “repubblica genovese” a quella veneta. Infine nella tradizione astigiana, città di grandi musicisti, il trombonista Benny Lamonica. Una ultima raccomandazione, non dimenticate i loro nomi. Non sarebbe giusto. Adriano Mazzoletti

 

Leggi tutto...

I Remember Palladio - Massima Cubatura

Giuliano Perin

vibrafono

Neil Leonard

sassofoni

Maurizio Scomparin

tromba

Marcello Tonolo

pianoforte

Luciano Milanese

contrabbasso

Massimo Chiarella

batteria

Il sestetto di Giuliano Perin si è ormai consolidato, rimanendo, in questo suo quarto disco pubblicato da Caligola, perfettamente eguale a quello del precedente, «Passion & reason». Ma la formazione del vibrafonista padovano ha le sue radici in «Flexibility», secondo album da leader, in cui sembra mettere definitivamente a fuoco la sua concezione musicale, che predilige un jazz fresco e moderno ma solidamente radicato nella tradizione boppistica. Se qualche volta la musica si orienta verso un incalzante hard–bop (è il caso del brano d’apertura, Blue velvet di Luciano Milanese), o qualche altra verso un cool più morbido e suadente, poco importa. In quest’ambito stilistico la compattezza e l’elasticità della sezione ritmica risultano fondamentali. Sono i tre ritmi, insieme al vibrafono del leader, ad orientare, forse ancor più dei fiati, la direzione musicale della band.

giuliano-perin-mauriLa continuità ed il lavoro collettivo pagano sempre, alla lunga, e danno in questo caso frutti dolci e succosi. Il gusto riscopre così aromi già noti, piacevoli richiami alle precedenti incisioni, a partire da Into the vibes, brano di Perin che dava il titolo al suo primo disco. C’è anche qui l’omaggio ad un maestro del vibrafono, Teddy Charles, di cui viene proposta l’avvincente Paul’s cause. Negli altri lavori erano stati chiamati in causa il padre di tutti i vibrafonisti, Lionel Hampton, ma anche i moderni quanto sottovalutati (un po’ come Charles) Dave Samuels e Terry Gibbs. Ma belle conferme vengono anche dagli altri componenti del gruppo, Neil Leonard, Maurizio Scomparin e Marcello Tonolo, che regala al leader una deliziosa composizione, Spring colours.

i-remember-palladio

Il vibrafonista tenta ancora una volta di esorcizzare l’alienazione prodotta dai fastidiosi rumori della vita quotidiana. Se In tangenziale, presente in  «Passion & reason»,la musica sembrava combattere contro il caos del traffico di una tangenziale di città (nella fattispecie Mestre), qui è il trapano di un cantiere a fare da sottofondo al brano finale, Massima cubatura, quasi in contrasto con le armoniose architetture palladiane evocate dal titolo e dalla copertina. C’è infine un richiamo, anche questo consueto, alla musica leggera, che Perin reinterpreta sempre in modo personale e raffinato. Dopo gli omaggi alla canzone italiana inseriti nei due dischi precedenti, «I remember Palladio» pesca dal rock anglosassone degli anni ’60, proponendo una swingante rilettura di I can’t let Maggie go degli Honeybus, nota in Italia per la bella versione incisa dall’Equipe 84 di Maurizio Vandelli con il titolo di Un angelo blu.

Claudio Donà

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS